Ho conosciuto gli amici Nada, Stefano, Silvia e tutti gli altri della Nuova Realtà Camaiore alcuni anni fa. Ancora non avevano intrapreso la difficile sfida dell’organizzazione di tornei internazionali, ma avevano promesso ad una persona che non c’è più, di farlo. Ed infatti eccoli qui con la seconda edizione del triangolare, maschile l’anno scorso, e femminile quest’anno.
Nella vita s’incontrano persone che ti rimangono vicine anche se le senti una volta ogni tanto, ed infatti venerdì e sabato a Camaiore pensavo di essere “a casa”. Disponibili, sorridenti anche se tremendamente impegnati e tesi. Mi ha fatto piacere incontrarli di nuovo.
Fotografare in questi eventi può avere diverse valenze: immortalare il gesto tecnico, oppure il podio, ed è la parte “giornalistica”. Ma puoi anche trovare gesti, volti, sorrisi, amicizia, tensione.
Chi ama la fotografia sa benissimo che ci sono gli aspetti tecnici, che macchina usare, che lente, i tempi e i diaframmi. Ma ci sono amici fotografi che per fortuna parlano spesso di contenuti, di “messaggi” se proprio vogliamo chiamarli come è di moda. Io le chiamo emozioni, perchè sono quelle che provo quando IO scatto. E se solo una piccola parte di esse potesse rivivere nel cuore di chi guarda le mie immagini, tutto il mio lavoro sarebbe riuscito.
La gara? E’ stata bella, ha vinto la squadra italiana. Ma ecco a voi cosa ho visto io.
Alessia e sullo sfondo altre sue compagne, le ragazze e i ragazzi che hanno reso possibile tutto questo (A.S.D. Nuova Realtà Camaiore)
Magnesia per una delle junior messicane.
Una piccola partecipante alla cerimonia di apertura mentre viene truccata da Silvia.
Consigli tecnici durante il riscaldamento a volteggio per la Francia.
Tensione che si manifesta per l’esercizio della compagna. E quelle mani tenute insieme tra loro…
Una mano appoggiata sulla magnesia, lo sguardo attento e concentrato e poi tocca a voi.
Ti hanno insegnato che l’esercizio finisce dopo il saluto e fino a quel momento devi lottare, anche se ti sembra impossibile o quantomeno difficile, e gli sbilanciamenti fanno parte del gioco.
E quando sei lì su quei pochi centimetri, sei sola con il tuo carattere, la tua capacità di concentrarti, la tua preparazione…
E mentre lo speaker annunciava la fine della competizione, solo qualche secondo dopo l’uscita dell’ultimo esercizio, arrivò un nero profondo: un black out colpì il palazzetto di Camaiore. Applausi, cori, risate e un momento di felicità collettiva di tutto il pubblico, atlete comprese..
Ma i giudici dovevano finire il loro compito e quindi gli smartphone sono arrivati in aiuto:
E i telefonini hanno aiutato i giovani presenti, atlete incluse, a passare quei lunghi momenti di nero totale:
Illuminate solo dai propri telefoni, aiutate da improvvisati volontari, ecco le foto più spontanee della gara:
Amo le persone, le giovani leve, amo la tecnologia che le unisce (se non abusata), amo la spontaneità di tutto quello che è fresco e acerbo e forse vede le cose in modo diverso dai “grandi”
Un selfie non si dimentica mai…
E scambiarsi il nome per “aggiungerlo” sui social… Social network che uniscono paesi lontani, come se non ci fossero più vere distanze ma solo un grande network di persone.
E poi la situazione richiede di nuovo la serietà che si addice ad una selezione nazionale. Si lasciano i giochi, i telefoni, il loro essere giovanissime ragazze, e ci si ricala nelle vesti istituzionali, con gli inni, i podi e il ruolo per cui queste atlete si allenano duramente ogni giorno.
Con loro, le persone che le accompagnano ogni momento di questo difficile percorso, i loro allenatori.
Ecco cosa ho visto io. Il mio umile punto di vista, le mie emozioni, il mio “essere lì con loro”.
Perchè per me è lavoro, ma anche emozione. E tutto il resto, veramente TUTTO IL RESTO, è niente di fronte a queste emozioni!
Grazie a tutte voi.
Filippo