Ogni genere fotografico ha i suoi punti focali. Ogni genere ha un motivo, un messaggio, un punto di vista. Ci si trova a scattare per caso, per scelta, perchè siamo chiamati, perchè ci piace, perchè ci pagano, perchè paghiamo noi.
Chi fa street vuole forse cogliere l’attimo, quel momento in cui la vita diventa “l’attimo diverso ed unico”. Chi fa paesaggi sente le emozioni di un tramonto, di una nuvola che passa, delle onde del mare che s’infrangono sulla scogliera. Chi si occupa di moda troverà nel connubio modelli/abiti il giusto fervore per scattare ogni volta con un’idea nuova, una location nuova, una luce nuova.
Ogni genere ha anche le sue caratteristiche, regole non scritte spesso, attrezzatura più indicata per la realizzazione delle migliori immagini ecc. E’ da tempo che seguo con interesse le discussioni sull’avvento delle nuove camere Mirror Less che portano una dose di leggerezza e portabilità pari quasi alle compatte. E seguo con interesse i vari punti di vista, con particolare attenzione ai punti di vista di chi ama l’oggetto spesso molto di più del prodotto finale.
La fotografia di sport è forse (per Scott Kelby di sicuro) l’unico genere in cui l’attrezzatura la devi avere. Ha ragione, quanto ha ragione!
Per chi deve fotografare lo sport diventano importanti i mm delle lenti, la velocità della raffica, il buffer della macchina e tante altre variabili che fanno di uno scatto, lo scatto che non abbiamo perso per colpa dell’attrezzatura non adeguata.
Eppure, dato per certo questo punto, non riesco a non pensare al prodotto finito e a quelle emozioni che le immagini ci sanno regalare.
Emozioni….. solo emozioni…